Wednesday 21 October 2009

A volte dimentico che...

Perché?
A volte non capisco l’universo e non capisco me che a tratti mi spengo, talmente impegnata a lottare per la mia “sopravvivenza” giornaliera che dimentico tutto il resto. Dimentico che ho tutto ed in abbondanza, dimentico che sono una pasciuta bianca occidentale i cui cari hanno lottato per dare il meglio in ogni momento. Dimentico che sono sana, bella, giovane, felice e perché no, ricca. Perché ricca sono, dato che ho un tetto, cibo, vestiti, acqua potabile ogni giorno. Dimentico che sono una donna libera, su cui nessun uomo ha il potere di vigilare, dimentico che ho potuto sempre prendere da sola le mie decisioni. Ed ho potuto studiare e lavorare senza dover lottare per questo. Dimentico che a una relativamente breve distanza da dove vivo, molte donne sono state uccise per aver preso una penna in mano, per aver imparato a leggere.
Perché dimentico tutto questo? Perché sono talmente intrappolata nella mia quotidianità da scordare che sono una PRIVILEGIATA? Perché sono cosí dannatamente egoista da perdermi nei miei triviali problemucci?
Intanto, per strada, la gente muore di fame. E non serve andare in India per vederlo. Nella stessa strada dove lavoro, dove vivono i miei grassotelli bimbi europei ai quali viene dato di tutto, non solo in abbondanza, bensí con esagerati sprechi, in questa stessa strada, molte persone mendicano. E non ha importanza perché, nessuna. Non sta a noi giudicare. L’unica cosa che conta é che migliaia di persone passano accanto a loro ogni giorno e li considerano semplicemente parte del panorama, come un semaforo, la vetrina di tal negozio, il bancomat. Ed io pure, a volte, tiro dritto. Perché ho fame, perché sono stanca e voglio andare a casa, perché ho freddo, per la pigrizia di mettere mano al portafoglio.
Che ridicola! Che stupido essere umano, uguale a questa stupida massa di persone che mi circondano. Che accettano il dolore, la cattiveria, l’indifferenza come parte della loro vita. Evitando di esserne gli agenti, forse, ma senza porsi troppe questioni. Perché é più facile perdersi nelle piccolezze della nostra routine occidentale. Ma bisogna reagire, non importa che ciò ci venga naturale o presupponga uno sforzo immenso. Bisogna fermarsi e pensare: “Questa volta non sarò indifferente, non più”

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